Feeds:
Articoli
Commenti

               
            “Olocausto Campania”
   

                                 una regione

    VITTIMA DELLA STRAGE del … DIRITTO
   
                                  operata da
    

                     “COMMISSARI – 007”  

         con licenza di uccidere … la legge

 

                                         (testo di Serena Romano)
 

 

Un ambiente non avvelenato dai rifiuti e una sanità pubblica efficiente sono condizioni irrinunciabili per garantire il DIRITTO ALLA SALUTE. Ma ottenere questi servizi in Campania – pagati dai cittadini più che altrove in Italia – pare un sogno. Al punto che essi stessi sembrano ormai rassegnati ad essere vittime di un “olocausto decretato per legge”. Un olocausto, cioè, perpetrato ricorrendo a procedure di emergenza che hanno consentito a commissari nominati dal Governo, di agire in deroga alle leggi dello Stato utilizzando “procedure straordinarie” in maniera illegittima. La legge 225/1992 sullo stato di emergenza in caso di calamità naturali prevede, infatti,  che  con ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri  (OPCM) un commissario straordinario possa agire in deroga alle disposizioni vigenti, ma sempre nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico. Utilizzare correttamente queste procedure significa, dunque:   
– che l’“emergenza” deve essere limitata sul territorio e nel tempo (massimo 6 mesi);
– che ogni deroga richiede una motivazione esauriente perché non si può derogare genericamente all’ordinamento giuridico;
– che le competenze del commissario devono essere precisamente individuate per evitare che si creino sovrapposizioni tra la struttura commissariale “temporanea” e quelle locali, con l’inevitabile deresponsabilizzazione di queste ultime. 

Ma queste indicazioni legislative sono state stravolte in Campania dove 16 anni di “regime di emergenza rifiuti” e l’abnorme quantità di Ordinanze del Presidente del Consiglio (alcune emesse addirittura con cadenza settimanale) hanno generato un tale numero di “deroghe” alla legge e di “deroghe alle deroghe”, da determinare in Italia un doppio quadro dell’ordinamento giuridico: un ordinamento giuridico generale fondato sul principio di legalità,  e un “ordinamento giuridico parallelo” vigente solo in Campania che di “giuridico” non ha più nulla, perchè ha aperto la porta alla deregulation e all’arbitrio più totali.
 
Infatti, dall’ordinanza 2425 del 1996 – che affidava al commissario straordinario la stesura del piano rifiuti campani e delle opere necessarie – ai commissari è stato consentito di operare in deroga:

• alla normativa sulle espropriazioni
            alla normativa sui vincoli idrogeologici, sismici e paesistici
            alla normativa sulla localizzazione delle opere pubbliche;
–          alla normativa tecnica riguardante rifiuti e discariche;
• alla normativa in materia di contrattualistica pubblica sia interna sia a livello comunitario;
• alla normativa sull’impatto ambientale e sulla partecipazione da parte dei cittadini, arrivando a militarizzare le discariche e prevedendo il carcere per i cittadini che protestano;
• fino a quell’ordinanza del gennaio 2008, che addirittura non specifica più neanche le leggi alle quali il commissario può derogare, ma prevede addirittura una deroga generica.
In altre parole, le scelte riguardanti discariche, siti di stoccaggio e inceneritori come quello di Acerra sono state prese da  “commissari 007” che hanno operato per conto dello Stato con licenza di uccidere … la legge. 
Risultato: le centinaia di milioni di euro spesi dall’elefantiaca struttura commissariale senza risolvere il problema, sono la prova del fallimento di questo procedere. Perché le scelte prese al di fuori di ogni regola e di ogni dettato tecnico e scientifico con modalità anticostituzionali, antidemocratiche, incuranti dei danni alla salute dei cittadini, hanno provocato disastri peggiori di quelli cui si voleva rimediare, rendendo la Campania vittima di un disastro sanitario e ambientale che non consente più di distinguere fra discariche dello Stato e discariche della camorra.

Un esempio fra tanti? La discarica di Sant’Arcangelo Trimonte nel Sannio. Costruita dalla società Daneco in violazione delle leggi sul dissesto idrogeologico,  sta  franando. E si sta portando dietro il suo immenso carico di rifiuti, mentre un fiume maleodorante di percolato fuoriuscito dalle fessure create dalla frana, sta inquinando i campi coltivati e la vita del paese condannato a viverci accanto. Il che dimostra che è impossibile avviare un serio ciclo dei rifiuti violando proprio le norme che lo regolano: come stanno cercando di far comprendere da anni i cittadini campani battendosi affinchè il rispetto delle normative italiane e comunitarie, il ripristino della legalità e la trasparenza delle procedure garantiscano un serio ciclo di rifiuti come nel resto d’Italia e d’Europa.  Garantiscano, cioè, vere  discariche e non gli “immondezzai” che, vietati in qualsiasi altra parte d’Italia, sono “leciti” solo in Campania con il pretesto dell’emergenza. Garantiscano impianti  nei quali smaltire rifiuti selezionati e non le putride “ecoballe” bruciate nell’inceneritore di Acerra, in deroga alla legge con la scusa dell’emergenza.  Garantiscano quella benedetta raccolta differenziata che, riducendo la quantità di rifiuti da mandare a discarica, consentirebbe di smetterla di fare nuovi “buchi” per la monnezza che infettano il territorio regionale.  Garantiscano, insomma, quel diritto alla salute sancito dalla Costituzione che vale in tutta Italia tranne che in Campania.  
Ma non c’è peggiore sordo di chi non vuole sentire.
La verità è che il problema in Campania finora non si è risolto, non perché manca la soluzione, ma perché non si vuole fermare l’enorme business messo in piedi dal commissariato di governo che da 16 anni, dal Nord al Sud d’Italia, senza nessun controllo grazie ai poteri “straordinari” concessi dallo Stato, distribuisce soldi pubblici a politici, imprenditori, camorristi e sindacalisti collusi. Tornando, infatti, all’esempio della discarica di Sant’Arcangelo Trimonti, chi ha preso la decisione di costruirla    sapeva:

– che la discarica sarebbe franata come dimostrano documentazioni tecniche e fotografiche dei luoghi a supporto della relazione sul dissesto idrogeologico, firmata da due geologi, con la quale l’amministrazione comunale ha tentato di opporsi, e come è evidente anche ad occhio nudo guardando vecchie case del posto (vedi la foto qui di seguito);
– che la zona è definita “altamente sismica”, cioè con grado di sismicità “S = 12” (secondo la vecchia classificazione) o “zona 1” (per la nuova classificazione) entrambe indicative di “massima sismicità”;
– che la “ventosità” dell’area – oggetto di uno studio “anemologico” per impiantarvi pale eoliche – è destinata a fare da cassa di risonanza all’olezzo dei rifiuti;
– che la mancanza di strade adeguate avrebbe previsto  la necessità di ulteriori sbancamenti e investimenti per una nuova viabilità.
– che la discarica è attraversata da un elettrodotto da 150 KV;
– che una discarica destinata ad ospitare quasi 900.000 metri cubi di mondezza a 800  metri dalle abitazioni con un impatto visivo folgorante, non solo viola  i parametri indicati da CNR, OMS e Protezione Civile, ma un impianto così enorme rispetto al territorio nel quale è inserito, provoca una “pressione” sproporzionata e insostenibile anche dal punto di vista economico e sociale.

(una foto dell’evidente stato di dissesto dell’area di Sant’Arcangelo Trimonte destinata a discarica)

Con quali motivazioni tecniche, dunque, è stato “scelto” il sito di Sant’Arcangelo Trimonte? Mistero.  I cittadini non hanno potuto neanche analizzare la Valutazione di Impatto Ambientale: quando hanno chiesto – in base alla legislazione italiana ed europea sulla “trasparenza” e sulla partecipazione dei cittadini alle scelte che li riguardano – di valutare la documentazione a supporto dell’impianto, questo  diritto è stato loro negato…. salvo, poi, rimediare formalmente fornendo il fascicolo illustrativo 10 giorni dopo che l’ordinanza n. 153 del 1 aprile 2008 era stata firmata!

Ma ora che la discarica sta franando e si è alla quarta palificazione per arginare la frana e per impedire l’inquinamento dei campi coltivati dovuti alla fuoriuscita del percolato, nessuno può dire che “non sapeva”  che si sarebbero dovuti spendere decine di milioni di euro per realizzare questi e altri interventi riparatori. Una cifra da capogiro che sarebbe bastata ad avviare la raccolta differenziata a Napoli, ma non è ancora bastata per riparare il danno… con grande gioia della ditta costruttrice che continua a incassare soldi per lavori senza fine, funzionali a un’emergenza senza fine. E come Sant’Arcangelo, ci sono decine di “immondezzai” e di impianti di trattamento rifiuti che, autorizzati in regime di emergenza, ora debbono essere bonificati perché inquinanti e contro legge. 
Una cinica strategia nella quale – come rivelano le indagini della magistratura – le ecomafie hanno un ruolo importante, ma non quanto quello dello Stato che ha deciso, per legge, di sacrificare i territori della Campania e la salute dei suoi abitanti al business dei rifiuti: come rivela il piano per gli inceneritori campani affidato al presidente Caldoro … con poteri di commissario.

      

          Da Tangentopoli a  “CAMINOPOLI

 

“Non so che cosa c’era in quei rifiuti: so solo che quando li sversavo in discarica, tutti i topi morivano”. Così ha confessato il pentito Gaetano Vassallo alla magistratura. E così ha raccontato Roberto Saviano elencando anche i milioni di tonnellate di sostanze tossiche e nocive inviate dal Nord: 1 miliardo e 300.000 metri cubi di fanghi, 250.000 tonnellate di fanghi velenosi a base di cianuro, 3 milioni di metri cubi di peci nocive contenenti diossina, 1 miliardo e 300.000 metri cubi di fanghi fra i quali 1 milione di tonnellate di fanghi industriali da porto Marghera o dall’Acna di Cengio, scorie e ceneri dalla provincia di Bergamo, vernici dalla provincia di Varese … una sporca storia che chiunque può rivedere via internet nella puntata del 22 novembre di “Vieni via con me”. Una storia che fa intuire il vero scenario della “finta emergenza rifiuti” , soprattutto dopo avere vista un’altra storia: quella dal titolo “Una montagna di balle” raccontata e documentata in maniera straordinaria da Ascanio Celestini su Current (canale 130 di Sky) anche questa rintracciabile via internet. Due storie che si completano l’una con l’altra, ma alle quali sembra mancare il finale che, invece, è nascosto nella montagna di carte del “piano rifiuti” in Campania dove l’ “olocausto” dei cittadini campani appare chiaramente determinato. 

Per ridurre le quantità di rifiuti prodotti in Campania e per bloccare il traffico di quelli provenienti da fuori, infatti, i sistemi ci sono. Come quello, per esempio, di dotare tutte le case con giardino o con almeno un balcone o un terrazzino di compostiere domestiche, o come il sistema che consente di seguire via satellite il percorso di ogni mezzo che trasporta monnezza. Un sistema che non piace alle ecomafie, né ai politici che le supportano, e  neanche agli imprenditori del Nord, perché smaltire  a norma di legge “costa”  62 centesimi al chilo contro gli 8 centesimi offerti dalla camorra. Risultato: il sistema di rilevazione elettronica è pronto da tempo, ma non decolla. In compenso, si vuole avviare a tutti i costi “il piano di inceneritori campani”, ancora una volta affidandolo a un commissario per cui la difficoltà di controllo democratico delle scelte da parte dei cittadini rimane la stessa: inesistente. Ma tutto questo non è un caso: fa parte della strategia dell’olocausto Campania.
Come ha denunciato, infatti, Antonio Marfella, tossicologo oncologo dell’ospedale Pascale di Napoli – uno dei medici che con impegno e competenza stanno seguendo da anni questa problematica – fra inceneritori  di rifiuti e di cosiddette “biomasse” (fra le quali, in deroga alla legge, hanno fatto rientrare anche le ecoballe), questo piano ha una potenza “di fuoco di incenerimento” di circa 4 milioni di tonnellate l’anno. Una portata superiore a quella di tutti gli  inceneritori italiani che, messi insieme,  non arrivano a 4 milioni di tonnellate l’anno! Che significa? Che questo piano decreta per legge l’olocausto della Campania in nome del business dei rifiuti. Mentre rimane senza risposta, infatti, l’inquietante interrogativo : “… in quale discarica campana verranno collocate un milione di tonnellate di ceneri tossiche prodotte ogni anno da tanti inceneritori?”,  il piano sembra dimostrare che non c’è alcuna intenzione di ridurre la “portata” dei rifiuti campani: né ricorrendo alla raccolta differenziata, né bloccando quel traffico di rifiuti tossici e nocivi che molte aziende trovano conveniente smaltire illegalmente lontano da casa propria.
Come si vede, infatti, dopo l’inceneritore di Acerra – annunciato come il più grande d’Europa – lo Stato a spese nostre vuole allestire “caminopoli” per eliminare i rifiuti con sistemi accantonati e superati nel resto d’Europa (vedi in merito la documentazione sulla “situazione inceneritori nel mondo”).  Così, con il supporto di un’emergenza mediaticamente alimentata e la cui soluzione viene presentata come impossibile, si continuano a sostenere consapevolmente soluzioni sbagliate, inutilmente onerose, destinate ad aggravare il disastro ambientale pur di alimentare il “business-rifiuti”. E il sospetto che si tratti di una precisa strategia sembra avvalorato da almeno due elementi:
 
– il rifiuto di utilizzare i meno onerosi impianti di compostaggio o le compostiere domestiche – utilizzate da altre amministrazioni in Italia – che abbatterebbero  SUBITO l’umido prodotto in regione semplificando tutto il processo di smaltimento;
– il rifiuto di costruire – ammesso che si voglia seguire la scelta degli inceneritori – degli inceneritori più piccoli che servano a bruciare solo i rifiuti prodotti in Campania.

L’olocausto Campania, insomma, è stato decretato: per legge. E pazienza se  i napoletani rischiano di fare la fine dei topi descritti dal pentito Vassallo: l’importante è che non si sappia. Forse per questo la richiesta degli abitanti  di predisporre un registro tumori sbatte da anni contro un muro di gomma. In mancanza di un registro, dunque, ci sono solo i dati denunciati dall’Organizzazione mondiale della Sanità che rivelano, comunque, una media di morti per tumore superiore del 12% a quella nazionale. Ma purtroppo, come gli ebrei, solo i campani sanno qual è il loro vero destino. E contro questo destino hanno anche perso il diritto di ribellarsi.
La militarizzazione delle discariche e il carcere per i cittadini che protestano, infatti, sinistramente sembra evocare il regolamento dei lager cambogiani voluti da Pol Pot dove durante la tortura – come si legge nel cartello qui di seguito fotografato in uno dei “lager-museo” in piena Phnom Penh – i reclusi dovevano soffrire in silenzio, senza urlare, per non far sentire le loro urla all’esterno:

 “Durante le bastonate o l’electrochoc ai detenuti è vietato gridare forte… essi debbono restare seduti tranquillamente, aspettare gli ordini e se non ci sono ordini non debbono fare niente… se i detenuti non eseguiranno tutti gli ordini qui riportati, saranno puniti con colpi di bastone, fili elettrici e electrochocs : e sarà anche vietato contare il numero dei colpi……(sic!)”.

 

Nella foto : il regolamento degli agenti di custodia esposto nel campo di tortura - ora museo - nella capitale della Cambogia, Phnom Penh

LA CAMPANIA VITTIMA DELLA STRAGE del … DIRITTO

                                ovvero di

” COMMISSARI – 007 ”  con licenza di uccidere … la legge 

Testo di Serena Romano

Sono ormai sei giorni – e come si vede dalla fotografia, altrettante notti – che i cittadini di Sant’Arcangelo Trimonte continuano la protesta in catene sotto la Prefettura di Benevento contro la discarica destinata a distruggere la vita del paesino del Sannio: il mega impianto, infatti, di dimensioni sproporzionate rispetto al territorio comunale di appena 9 chilometri quadrati, obbligherà gli abitanti a convivere con i rifiuti a poche centinaia di metri da casa e ad affacciarsi, anziché su una splendida vallata, su un aberrante panorama di monnezza.


Ma la Valutazione di Impatto Ambientale ne ha tenuto conto? La risposta è no. Per il semplice motivo che la VIA non è stata richiesta. Adesso, di fronte alle proteste dei cittadini, pare che verrà avviata… ma contemporaneamente all’inizio dei lavori!
Anche questa discarica, dunque, verrà costruita in deroga e in dispregio a quanto prescrivono le leggi italiane e le direttive europee a tutela dei cittadini: così come già avvenuto per l’inceneritore di Acerra, per i tanti siti di stoccaggio e per le numerose discariche avviate in questi anni dai commissari straordinari per i rifiuti che, come il personaggio del grande schermo “l’agente 007”, hanno avuto licenza di … “uccidere” la legge.

Per questo gli abitanti di Sant’Arcangelo Trimonte si sono incatenati sotto il Palazzo del Governo: per dire che oggi in Campania i cittadini hanno perso i diritti garantiti dalla Costituzione e sono diventati schiavi. Una schiavitù provocata dal protrarsi per 14 anni – contro i principi dello Stato di Diritto – delle procedure di emergenza che consentono ai commissari straordinari nominati dal Governo di agire in deroga ad ogni legge dello Stato.
Le procedure di emergenza, infatti, se ben utilizzate, sono uno strumento prezioso per risolvere situazioni emergenziali: ma stravolte come accaduto in Campania, hanno provocato dei veri e propri “mostri” giuridici responsabili di uno “spappolamento giuridico”  che rivela come la Campania sia diventata una sorta di Far West. Unica differenza: in America la legge del più forte veniva fatta rispettare con la pistola, in Campania con l’esercito (come rivela il seguito nella 11° puntata di “Verità- Rifiuti”)

( 11° puntata – continua )

LE RAGIONI DEL “NON VOTO” > Discariche abusive o dello Stato : qual è la differenza? Dura condanna anche della Corte Europea di Bruxelles

Testo di Serena Romano

Non è difficile intuire perché diversi abitanti di Sant’Arcangelo Trimonte si sono incatenati sotto il palazzo della Prefettura di Benevento dopo avere deciso di non votare e di inviare le loro schede elettorali al presidente della Repubblica accompagnate da una lettera di protesta. Basta guardare queste fotografie del loro paese per trovare la risposta:

Sant’Arcangelo – un borgo di 600 abitanti circondato da 3 monti di una bellezza mozzafiato, appollaiato su un’area di appena 9 chilometri quadrati dove già si intravedono 2 discariche esaurite da bonificare – si trova in una zona di evidente dissesto idrogeologico. Ma se lo Stato – con l’alibi dell’emergenza – nella scelta di un sito da adibire a discarica non rispetta più neanche vincoli elementari come il dissesto idrogeologico e opera in deroga a ogni norma, comprese quelle igienico sanitarie, qual è alla fine la differenza tra uno sversatoio allestito abusivamente e quello realizzato dallo Stato con “licenza di … distruggere” ?
Questo l’interrogativo sollevato dalle numerose lacune tecniche di una “scelta” che alla fine coinvolgerà direttamente, oltre a Sant’Arcangelo, la vita e il futuro di Paduli, Apice e Buonalbergo per un totale di 12.500 abitanti: piazzato al centro di questi 4 comuni, infatti, il mega impianto distruggerà una delle zone più belle del Sannio e d’Italia, senza neanche qualche valida pezza d’appoggio da esibire ai cittadini, ma, al contrario, sollevando una serie tale di sospetti da meritare anche una denuncia alla Procura della Repubblica (come si legge nella pagina   “Verità Rifiuti” nella decima puntata di questa storia)

Il tutto mentre arriva oggi la dura condanna della Corte Europea di Bruxelles sulle norme per le discariche varate dal Governo Berlusconi tra il 2001 e il 2003 : norme che autorizzano discariche non conformi alle direttive dell’Unione Europea.

( 10° puntata – continua )

LE RAGIONI DEL NON VOTO > Il “no” dei cattolici alla “camorra politica”

Il Vescovo Raffaele Nogaro

Testo di Serena Romano

Anche nel mondo cattolico c’è chi si ribella e dichiara apertamente di non votare. “… Perché se si va a votare con una classe politica che decide chi le succederà, che schiaccia ogni regola democratica, con le segreterie dei partiti che decidono i candidati non si sa in base a quali meriti, senza alcuna possibilità di rinnovamento rispetto ad una classe politica preesistente che ha registrato fallimenti a tutti i livelli … questa è “camorra politica” ” . Chi lancia queste accuse è addirittura un vescovo: Raffaele Nogaro, vescovo di Caserta, che ha rinunciato ai privilegi del suo ruolo per vivere in povertà accanto alla gente comune. E proprio alla sua presenza, nella curia di Caserta si è tenuta una pubblica assemblea nel corso della quale è stata letta e sottoscritta da molti rappresentanti dell’associazionismo cattolico una sorta di lettera– riflessione sulle “ragioni del non voto” inviata al Presidente della Repubblica. Una lettera i cui sottoscrittori sono in aumento, condensata sottoforma di intervista a uno dei principali ispiratori – Sergio Tanzarella, professore di Storia della Chiesa alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli – nella pagina “Verità – Rifiuti”. Quanto a Nogaro, anche se materialmente non l’ha firmata, la sua posizione è stata netta: “La Chiesa dovrebbe gridare contro questa violazione dei diritti del cittadino ed invece va a braccetto del potere”.

( 9° puntata – continua )

LE RAGIONI DEL ” NON VOTO ” > SE LO STATO NEGA L’EVIDENZA

Testo di Serena Romano

.
Gennaro Esposito, Bruna Gambardella e Gennaro Allocca hanno deciso di non votare e hanno inviato le loro schede elettorali al Presidente della Repubblica. Un gesto che ha infastidito gli “addetti ai lavori” della politica: e perciò, poco e mal riportato dai media per ridimensionarne la portata.
Ma oggi, alle 3 schede partite da Nola, se ne aggiungono 600 già pronte a decollare da Marigliano. E non solo da qui: scrive una amica di “Beppe Grillo” a Gennaro Esposito che anche a Prato avevano avuto la stessa idea. Questo significa che continuare a premere il coperchio sulla pentola che bolle è un gesto miope e inutile: perchè non impedisce all’acqua di fuoriuscire crepitando sul fuoco. Non solo: non dare voce alle motivazioni di chi rifiuta una classe politica dalla quale non si sente rappresentato e un sistema elettorale che annichilisce la partecipazione, è anche un gesto poco democratico. Perché esprimere il proprio dissenso con un “non voto motivato” è un diritto sacrosanto, sancito dalla Costituzione: il “diritto alla resistenza” illustrato dal professore Lucarelli quasi due mesi fa su questo blog (vedi la 4° puntata di “Olocausto rifiuti” ) anticipando una problematica che inevitabilmente sarebbe esplosa.

Ecco perché da oggi al 13 aprile, l’inchiesta “Olocausto rifiuti” continuerà ospitando “le ragioni del non voto”. A cominciare da quelle di chi ha lanciato la prima pietra: gli abitanti di Nola che si sono rivolti al Presidente della Repubblica e la cui incredibile storia è raccontata in “Verità – Rifiuti”. Chi leggendo queste “ragioni” le sentirà affini alle proprie convinzioni, potrà sottoscriverle con un commento, una firma o anche solo facendole circolare sulla rete. Sarà comunque un segno di solidarietà fra cittadini italiani che si sentono ancora tali, anche se sono costretti a vergognarsi di chi li rappresenta.

Continua a leggere in Verità – Rifiuti

( 8° puntata – continua )

NOTIZIA BOMBA: LA CAMPANIA “MAXI FORNO” D’ITALIA

Testo di Serena Romano

La notizia è deflagrata come una bomba in una scuola elementare di campagna del Sannio domenica 9 marzo: “Oggi tutti gli inceneritori esistenti in Italia hanno una portata complessiva che non arriva a 4 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno. Ebbene, tenendone all’oscuro i cittadini, si è deciso e già finanziato una quantità di impianti di incenerimento nella sola Campania di circa 4 milioni di tonnellate: una somma pari, dunque, a tutti quelli costruiti sul territorio nazionale. E fra le tonnellate di immondizia da bruciare in Campania ora rientrano anche le “ecoballe” piene di sostanze industriali, tossiche e radioattive che un’ordinanza governativa di qualche settimana fa, come una bacchetta magica, ha reso all’improvviso perfettamente combustibili” (vedi il seguito nella pagina Verità – Rifiuti ).  

( 7° puntata – continua ) 

ECCO CHI HA ACCESO IL FUOCO CHE HA BRUCIATO LUCIA

“Due donne napoletane sono finite sui giornali in questi giorni: Silvana e Lucia. La prima per aver subito un aborto terapeutico che ha attirato l’attenzione della polizia; l’altra perché si è data fuoco esasperata per le immondizie di cui continuano a riempire il suo paese. Due donne, due storie, due drammi… Noi vorremmo, oggi, guardare alla seconda, essendoci già occupati della prima”.

Questo è l’inizio dell’articolo (che puoi continuare a leggere nella pagina “Verità rifiuti”)  di Don Maurizio Patriciello della parrocchia di San Ciro a Caivano, apparso sull’Avvenire di domenica scorsa. Considerato il pulpito dal quale viene la predica non può definirsi estremistico, politico, camorristico, affaristico. Per questo va letto. Perché ciò che descrive padre Patriciello dalla trincea dei rifiuti è ciò che gran parte dell’opinione pubblica non sa e che invece deve sapere: … anche perchè la politica – indaffarata per la grande parata elettorale – non vuole che si sappia che la grande abbuffata dell’emergenza continua alla faccia della salute dei cittadini. E’ appena uscita, infatti, la notizia che le ecoballe – miscela pericolosa di ogni genere di rifiuti, non combustibili senza rischi – sono diventate ecologiche per decreto governativo. Come una bacchetta magica, infatti, un’ordinanza approvata dal governo Prodi a fine febbraio ha fatto il miracolo. Che significa? “Che come spesso accade in Italia, quando si scopre una fonte di inquinamento anziché bloccarla e provvedere alla bonifica, si modificano i limiti o i parametri di legge: per cui, ciò che un attimo prima inquinava, per disposizione politica, un attimo dopo non inquina più”, spiega Carlo Iannello, docente di Diritto Pubblico alla Seconda Facoltà di Napoli e membro del Comitato scientifico delle Assise di Palazzo Marigliano. Un atto gravissimo, come spiega ancora Iannello: “Primo aspetto inaccettabile, è che, in barba al diritto pubblico, questa decisione è stata presa da un presidente del Consiglio dimissionario, con un atto monocratico. Secondo, che è stata sfruttata una normativa sull’emergenza che non ha niente a che vedere con l’emergenza: l’attuale emergenza napoletana per la quale è stato mobilitato De Gennaro, infatti, è quella dei sacchetti di immondizia per le strade e non delle ecoballe da bruciare non prima di un anno. Terzo, questa ordinanza finisce, di fatto, solo per trasformare milioni di ecoballe inutilizzabili e senza valore, in materia “combustibile” da spendere sul mercato e da cui trarre profitto”. Insomma, l’abboffata continua ogni giorno con una nuova pietanza: è di ieri la notizia che il governo ha varato un finanziamento di 75 milioni di euro per l’inceneritore di Salerno.

(6° puntata – continua)

L’ S.O.S. CHE IL PROFESSOR MARFELLA NON HA POTUTO LANCIARE DA ANNOZERO, PARTE DA NAPOLI GRAZIE A BEPPE GRILLO

intervista di Serena Romano

“Non c’è più tempo da perdere. Siamo con l’acqua alla gola perché sta arrivando il caldo e la situazione rischia di precipitare da un momento all’altro. Perciò bisogna passare alla fase operativa con soluzioni concrete da realizzare al massimo entro 3 mesi: soluzioni che volevo lanciare attraverso una cassa di risonanza importante come la trasmissione ANNOZERO cui ho partecipato ieri, ma che per esigenze di spazi televisivi mi è stato impossibile fare”.
Così Antonio Marfella – tossicologo presso l‘istituto dei Tumori “G. Pascale” di Napoli e membro del Comitato scientifico delle Assise di Palazzo Marigliano – spiega in un’intervista al nostro blog quello che non ha che ha lanciato anche da Napoli in occasione della grande “Maratona del rifiuto”: cioè, come bisogna operare subito per evitare un’epidemìa dovuta alle montagne di immondizia ancora per le strade ( leggi l’intervista nella pagina Verità – Rifiuti ).

(5° puntata – continua)

NON  VOTARE   E’  UN  DIRITTO  DEL  CITTADINO:  “IL DIRITTO  ALLA RESISTENZA”   COME  SPIEGA   IL  PROFESSORE  LUCARELLI  IN  QUESTA  INTERVISTA

“Stracciate la scheda elettorale nei Comuni in cui il problema dei rifiuti non è stato risolto”. Questo il messaggio inviato da Fiorello attraverso la sua trasmissione radiofonica che ha scatenato un putiferio. La levata di scudi della “casta politica” contro di lui e il suo “demagogico qualunquismo”, infatti, è stata compatta. Invece chi sceglie il “non voto” come protesta contro un disastro ambientale che nei fatti non si vuole bloccare, è inattaccabile dal punto di vista del Diritto: lo dimostra Alberto Lucarelli, ordinario di Diritto Pubblico all’Università Federico II di Napoli e presidente delle Assise della città di Napoli nell’intervista rilasciata al nostro blog (che puoi leggere nella pagina Verità rifiuti).

.

(4° puntata – continua)

INTELLIGHENZIA E CENSURA

testo di Serena Romano

Ecco un’altra di quelle notizie che non trovano eco sulla stampa italiana, perchè la dicono lunga sull’intreccio di interessi e compromessi che coinvolgono chi, più di tutti, potrebbe risolvere il problema dei rifiuti in Campania: il mondo accademico napoletano.
Qual è la notizia? Che proprio nel contesto universitario che dovrebbe essere caratterizzato dalla libera circolazione delle idee, è stato vietato diffondere voci di denuncia “fuori dal coro”. Lo rivela Franco Ortolani, ordinario di Geologia alla Federico II di Napoli, in una mail che in rete sta facendo scalpore insieme all’appello ai colleghi ad assumersi le proprie responsabilità, che gli è stato censurato. Un articolo che fa il paio con “Intellettuali senza coraggio cortigiani della politica” del professor Benedetto De Vivo, ordinario di Geochimica Ambientale presso l’Università di Napoli Federico II e adjunct professor Virginia Polytechnic Institute & State university Blacksburg (puoi leggerli entrambi cliccando qui o nella pagina “Documentazione Rifiuti”). Due voci dissonanti – non a caso, appartenenti al comitato scientifico delle Assise di Palazzo Marigliano – che infastidiscono e imbarazzano l’ambiente universitario: come emerge dalla mail (pubblicata nella pagina “Verità – rifiuti”) in cui Ortolani racconta come, per “disposizioni superiori”, del suo articolo sia stata impedita la divulgazione.
.

(3° puntata – continua)